LAMEZIA TERME - È terminata con la richiesta di una condanna a dieci anni di reclusione la seconda udienza del processo con rito abbreviato a carico di Chafik El Ketani, il marocchino di 21 anni che 10 mesi fa travolse con l’auto del padre un gruppo di ciclisti amatoriali sulla Statale tirrenica uccidendone sette. Un ottavo morì dopo alcuni mesi. Ketani ha scelto il rito abbreviato per beneficiare della riduzione di pena. È accusato d’omicidio colposo plurimo, con l’aggravante che fu trovato positivo al test antidroga.
La condanna è stata chiesta dal pubblico ministero Domenico Galletta, al termine del suo dibattimento nel corso del quale ha ricostruito sul piano sociale e giuridico la vicenda che vede come imputato il giovane marocchino che alla guida della Mercedes percorreva a velocità sostenuta, la strada Statale 18, perdendo poi il controllo del mezzo e invadendo la corsia di marcia opposta occupata dai ciclisti. Un episodio di straordinaria gravità, lo ha definito ieri il pubblico ministero nel corso del suo dibattimento che, con codice penale e stradale alla mano, ha ricostruito sia dal punto di vista giudiziario che sociologico e psicologico le cause che hanno certamente contribuito a determinare l’incidente. Per il pm non ci sono dubbi: «È evidente la responsabilità dell’imputato che non ha valutato sul piano del comportamento il suo atto di trovarsi alla guida dell’autovettura senza rispettare le norme previste dal codice della strada, che impongono determinate regole per chi si trova alla guida di un’autovettura senza tenerne il controllo».
Galletta ha posto all’attenzione del giudice delle indagini preliminari Carlo Fontanazza, che sarà chiamato a pronunciarsi sulla richiesta dell’accusa, sulla colpa specifica dell’imputato sia dal punto di vista oggettivo del reato che da quello soggettivo, che è appunto la non osservanza delle regole. Norme come il rispetto della velocità che, secondo l’accusa, non sono state rispettate dal giovane marocchino che non avrebbe dovuto mettersi alla guida perché due o tre ore prima dell’incidente aveva assunto delle droghe, così come emerge dagli accertamenti effettuati subito dopo l’incidente e che secondo l’accusa sono utilizzabili nel procedimento. Per il pubblico ministero, il marocchino avrebbe dovuto mettere in conto che con l’assunzione della droga avrebbe potuto subire un’influenza nella condotta di guida perché, ha spiegato ancora, «non solo incide sulla capacità di guida, ma lo induce a sottovalutare i pericoli che questa condotta può provocare».
Il pubblico ministero inoltre ha ricostruito, con l’ausilio della relazione tecnica elaborata dal consulente della procura, lo svolgimento dell’incidente, inserendo inoltre nella discussione la testimonianza di una donna che aveva visto il marocchino più volte sorpassare in modo spericolato e a velocità sostenuta delle autovetture, ancora prima che la sua auto iniziasse a sbandare in curva. Nonostante l’intervento dei dispositivi elettronici, El Ktani ha perso il controllo dell’autovettura, che ha invaso la corsia opposta, finendo con le ruote dal lato sinistro (guidatore) sul fondo ghiaioso della banchina, e con le ruote del lato destro (passeggero) sul fondo stradale zig zigando e investendo poi il gruppo di ciclisti. Galletta ha chiesto la condanna al massimo della pena, vale a dire 15 anni, che per effetto del rito abbreviato si riduce di un terzo, arrivando a dieci anni.
A discutere, dopo il pubblico ministero, è stata la volta degli avvocati Francesco Pagliuso, Antonello Rocco, Giuseppe Pandolfo, Lino Grandinetti, Salvatore Leone e Mara Larussa, per alcune delle parti civili. Gli altri avvocati, Francesco Gambardella, Gennaro Masi, Nicolino Zaffina, Bruno Ruberto e Alessandro Romano interverranno nella prossima udienza prevista per il 21 ottobre. L’imputato, che era assente per rinuncia, è difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Gregorio Ceravolo. Nell’incidente morirono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo. Nell’ospedale di Cosenza, a distanza di due mesi, morì Domenico Strangis, di 48 anni.
Giuseppe Natrella