Sciopero della fame ad oltranza. Fino a quando non avrà risposte certe dall’Amministrazione comunale. Maria Cerminara, proprietaria di una delle case che si trovano sopra ai locali confiscati alla mafia in via Solferino e destinati dal Comune a due famiglie rom, ha deciso di continuare la protesta così. Con lo sciopero della fame. Ieri pomeriggio la decisione, dopo quattro giorni di sit-in davanti all’ingresso della sua casa.
Una decisione drastica, dettata dal fatto che non accetta, così come gli altri proprietari degli appartamenti, la decisione dell’Amministrazione comunale di destinare a due famiglie rom, che devono lasciare il campo di contrada Scordovillo perchè la Procura della Repubblica ha emesso un decreto di sequestro e di sgombero dell’area, i locali che si trovano al pian terreno dello stabile dove vive con la sua famiglia.
Maria Cerminara, così come i componenti delle due famiglie che vivono lì, teme che con l’arrivo dei rom la sua abitazione possa svalutarsi. Perdendo così il suo valore effettivo e, conseguentemente, perdendo i soldi investiti in quella casa. Per questo ha anche affisso ai balconi, provocatoriamente, dei cartelli con la scritta “vendesi”.
«Abbiamo appreso con profondo dispiacere – affermano i proprietari degli appartamenti in via Solferino Antonio Ammendola, Maria Cerminara, Gianfranco Caruso, Marta Caruso, Assunta Caruso e Alberto Ammendola – che il sindaco, in mancanza di contraddittorio, in una trasmissione televisiva ha espresso illazioni. Alla manifestata esigenza di democraticità e rispetto delle regole urbanistiche, reclamata in qualità di cittadini e portatori di interessi legittimi riferiti e tutelati dalla costituzione e dalla legge, il sindaco ha mostrato un volto inaspettato. Che ci sorprende e ci fa sentire in colpa per avere sottovalutato l’aspetto bonario pensando fosse uno di noi, come noi, degno di rappresentare i diritti e la sete di legalità della nostra città».
«Lo abbiamo ritenuto il custode del bene più prezioso per i nostri figli – proseguono i residenti di via Solferino – della speranza di un futuro migliore, costruito nel rispetto delle regole e nello spirito dei valori cristiani rinsaldati nei principi costituzionali».
«Abbiamo con sacrificio acquistato una casa – proseguono i cittadini – nostro malgrado i magazzini dello stabile sono stati acquistati da soggetti che ne sono stati espropriati dalla legge. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo a sapere che il Comune ne aveva acquisito disponibilità. L’uso di questi locali ampi e luminosi, in una zona residenziale, ci faceva presupporre la nascita, anzi ri-nascita, di spazi destinati alla socialità per bambini e giovani. La sorpresa è stata quella di trovarci nella condizione inversa. L’Amministrazione ha proceduto a trasformare la destinazione d’uso del piano terra modificandolo con interventi edilizi ingenti. Senza informare chi riceve l’effetto di queste scelte. Abbiamo protestato. Naturalmente ognuno è libero di pensare, ma è davvero libero se lo fa senza ingoiare congetture false».
Insomma, una querelle non certo facile, con il Comune che si trova da una parte un gruppo di cittadini che non vogliono i rom come vicini di casa, e dall’altra due famiglie rom da sistemare, che chiedono solo di poter vivere più dignitosamente.
Smantellare Scordovillo
Quinto giorno di protesta in via Solferino per la decisione dell’Amministrazione comunale di trasferire due famiglie rom di Scordovillo in dei locali confiscati alla mafia.
I due locali, che si trovano al pian terreno di uno stabile a due piani, erano due magazzini con destinazione commerciale, trasformati dal Comune in due appartamenti.
Le tre famiglie che abitano nello stesso stabile non vogliono i rom perchè hanno paura che con il loro arrivo le loro case perdano valore.
Da ieri una delle proprietarie, Maria Cerminara, per protesta ha iniziato lo sciopero della fame, che proseguirà fino a quando non avrà notizie rassicuranti da parte dell’Amministrazione comunale.