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27 gennaio 2014
 

Sciopero della fame ad oltranza e il Comune convoca i cittadini

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Scritto da: Redazione
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Terzo giorno di digiuno per Maria Cerminara. La giovane donna da venerdì ha infatti iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la decisione dell’Amministrazione comunale di assegnare a due famiglie rom due appartamenti realizzati in dei magazzini confiscati alla mafia.
La donna, che vive insieme alla sua famiglia al primo piano dello stabile in via Solferino, proseguirà la protesta fino a quando non avrà rassicurazioni da parte del Comune. Rassicurazioni che in questo caso significa non avere i rom come vicini di casa.
Intanto, il sindaco Gianni Speranza e l’Amministrazione comunale, avendo appreso la notizia dello sciopero della fame della signora Maria Cerminara, hanno inviato la giovane donna e gli altri inquilini dello stabile a partecipare ad un incontro sui problemi da loro sollevati che si terrà domani al Comune. L’appuntamento è per le 12.30 a Palazzo Maddamme.
Sindaco e Amministrazione hanno inoltre fatto sapere di aver già ricevuto i cittadini di via Solferino e, sulla base dei colloqui avuti, «hanno già cambiato la proposta originaria e quindi non c’era assolutamente bisogno di forme così estreme di protesta».
Da quanto si è appreso infatti il Comune pare abbia deciso di assegnare un solo appartamento a una famiglia rom, in particolare a una coppia di ragazzi che hanno un bambino che frequenta la scuola primaria, mentre l’altro nucleo familiare, composto da sette persone, pare sia stato già sistemato in un altro luogo. L’altro locale, secondo le intenzioni dell’Amministrazione, sarà utilizzato per attività comunali.
Una decisione che però non è stata ben accolta dai residenti della zona, e non solo dagli inquilini dello stabile in questione, in quanto di famiglie rom non ne vogliono proprio sentire parlare. «Abbiamo investito tutti i nostri soldi in questa casa – spiega Maria Cerminara – e ora vediamo crollare tutto. La nostra casa infatti perderà di valore se qui verranno ad abitare dei rom. Ma la cosa che più non sopportiamo – ha proseguito la donna – è che qui il Comune ha commesso degli abusi senza neanche metterci al corrente di quello che avrebbe fatto. La ditta che ha fatto i lavori in questi magazzini ha lavorato tutti i giorni, in gran fretta e in gran segreto. È avvenuto tutto di nascosto. Per noi questo è prenderci in giro».
I proprietari dei due appartamenti al primo piano hanno affisso provocatoriamente sui loro balconi anche la scritta «vendesi».
Una protesta che proseguirà ancora. Così come annunciato dai manifestanti che da martedì scorso sono in sit-in permanente davanti alla loro palazzina. Dove hanno anche affisso dei cartelloni per spiegare le loro ragioni.
Oltre alle loro questioni, ci sono però anche quelle del Comune, che deve smantellare il campo rom di Scordovillo così come prescritto dalla Procura della Repubblica, che ha sequestrato l’intera area e disposto lo sgombero della baraccopoli.
Luigina Pileggi


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