«Ringrazio sentitamente le persone con disabilità che hanno partecipato alla protesta, e anche quelle rimaste a casa in conseguenza della gravità delle loro malattie, assenti nonostante la loro voglia di diritti. Ringrazio anche tutti i genitori e i familiari che, sdegnati per il taglio delle terapie, hanno creduto che i diritti talvolta occorre difenderseli o riconquistarseli. Dico grazie a soci e operatori e volontari della comunità “Progetto Sud”, che con competenza e generosità si sono posti a fianco dei disabili durante questo periodo difficile». Così Giacomo Panizza, fondatore e presidente della “Progetto Sud”, in una lettera aperta ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto la protesta contro l’interruzione del servizio di riabilitazione per i disabili del centro di Via Reillo.
Una vicenda che ha visto contrapporsi familiari ed operatori contro l’Asp che aveva deciso la drastica interruzione perché la struttura privata aveva esaurito il budget annuale. Dopo la forte e determinata protesta delle famiglie dei disabili, il direttore generale dell’Asp Gerardo Mancuso ha fatto sapere di aver reperito i fondi per garantire la terapia riabilitativa fino alla fine del mese. Il manager ha anche annunciato di essere disponibile ad aprire un tavolo di lavoro per programmare in maniera concertata i servizi ai disabili.
L’incontro di riconciliazione tra “Progetto Sud” e Asp è stato favorito dalla mediazione del sindaco Gianni Speranza che don Panizza ringrazia insieme a tutti gli altri sindaci che hanno manifestato solidarietà e vicinanza ai disabili e alle loro famiglie. Il sacerdote rivolge un sentito grazie anche al personale di polizia del locale commissariato «per la presenza vigile e discreta, attenta alla complessità della problematica e al delicato tema dei diritti di coloro ai quali erano state interrotte le prestazioni sanitarie».
Il sacerdote non ringrazia invece il direttore sanitario Mario Catalano che «durante la nostra protesta del 29 novembre», sottolinea don Giacomo, «ripeteva insistentemente a noi, ai giornali e alle televisioni che registravano e filmavano, a politici e polizia, che non si poteva fare proprio nulla, che la nostra protesta era inopportuna e fuori luogo e non avremmo risolto niente. C’invitava a protestare con la Regione, mentre invece la questione l’abbiamo risolta proprio con l’Asp».
Panizza non plaude nemmeno al comportamento di Mancuso che aveva definito «pretestuosa» la protesta dei disabili e degli operatori. «Mancuso forse non aveva informato noi né il dottor Catalano», scrive Panizza, «che le cose erano già risolte dal giorno 24 novembre, proprio perché quella lettera risolveva affatto nulla». Il fondatore della “Progetto Sud” incalza: «Adesso il direttore generale puntualizza che il difetto di comunicazione, di cui è anche responsabile l’azienda, è relativo al fatto che il budget messo a disposizione è sufficiente per assicurare tutte le prestazioni e non solo per i bambini». Don Giacomo non ha dubbi: «Solo l’Asp è responsabile delle inesattezze di quella lettera, firmata dallo stesso dottor Mancuso».
Il direttore generale dell’Asp viene comunque ringraziato da Panizza «in quanto propone di istituire un tavolo di lavoro per affrontare insieme le questioni delle prestazioni a tutti i disabili per il nuovo anno».
«20 mila euro. Una cifra che nella sanità calabrese è poco più di uno sputo, un’entità infinitesimale rispetto alle spese che si sostengono per tenere in piedi con centinaia di migliaia e milioni di euro tantissime strutture private convenzionate alle quali non s’è torto un capello col Piano di rientro». È il commento di Giandomenico Crapis di Sinistra ecologia e libertà dopo la protesta in carrozzina dei disabili davanti all’Asp.
«Ma si rendono conto all’Asp, alla Regione dell’ingiustizia profonda, del senso immenso di sperequazione sociale racchiuso in una scelta scellerata come questa, rientrata per la protesta degli interessati e dei loro familiari? Se il termine non fosse abusato ci sarebbe da usare una sola parola per tutto quanto accaduto: una vergogna. È la conferma di quanto approssimativa e superficiale sia l’opera instaurata dal governo regionale con il Piano di rientro e come questo rischi di diventare presto la causa di fenomeni di vera e propria macelleria sociale. La sanità non è una merce qualsiasi, i tagli andavano fatti ma in tutte le direzioni, anche verso il settore privato».