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Lamezia Terme

16 aprile 2012
 

Il giorno del dolore un anno dopo la strage

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Scritto da: Redazione
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Un pianto sommesso e irrefrenabile, quello dell’anziana madre di Vinicio Puppin, scandisce la semplice e breve cerimonia di commemorazione degli otto ciclisti falciati, un anno fa, dalla Mercedes del giovane marocchino Chafik El Ketani, in Via Alida Nucifero alla Marinella. È una brutta giornata di dicembre, anche il cielo sembra partecipare ad un lutto così grande, ad una tragedia di cui ha parlato l’Italia intera e che ormai è scolpita nell’anima e nel cuore dei familiari e dei lametini.
Nonostante il tempo inclemente, i parenti di Fortunato Bernardi, Giovanni Cannizzaro, Pasquale De Luca, Domenico Palazzo, Rosario Perri, Vinicio Puppin, Franco Stranges e Domenico Strangis, arrivano puntuali nel punto in cui è successo l’incidente, nel piccolo piazzale dov’è stato realizzato il monumento che ricorda le otto vittime della strage.
La signora Puppin si ferma davanti alla lapide, incurante della pioggia e del vento freddo che non danno tregua. L’anziana non riesce a trattenersi, il suo pianto è inconsolabile: per un genitore non c’è cosa peggiore nella vita che sopravvivere al proprio figlio. Intorno alla lapide c’è una nutrita rappresentanza di parenti degli otto ciclisti, chiusa nel suo silenzio, in un dolore che continua ad essere sordo e devastante. La commozione è evidente, i volti sono solcati dalle lacrime ma, ancora una volta, dignità e compostezza prevalgono su tutto.
Figli, mogli, fratelli, nipoti, la numerosa schiera di familiari continua a dare un grande esempio di civiltà ed educazione a tutta la comunità.
Arriva il sindaco Gianni Speranza con l’assessore Rosario Piccioni; nel piazzale ci sono già il consigliere regionale Mario Magno, l’assessore Pietro De Sensi ed il consigliere comunale Bruno Tropea. Alla cerimonia partecipa anche una rappresentanza della polizia municipale guidata dal comandante Salvatore Zucco unitamente ad una rappresentanza dei militari dell’arma con il comandante Stefano Bove.
Il primo cittadino depone la corona d’alloro ai piedi della lapide, poi s’intrattiene brevemente con i parenti dei ciclisti. Speranza spiega che la giunta ha deliberato che il terreno su cui sorge il monumento sia acquistato e riadattato a piazzale attrezzato, con parcheggio. In questo modo chiunque potrà sostare davanti alla lapide per pregare, portare un fiore, fare le sue riflessioni. Una specie di sacrario perché la memoria degli otto lametini sia onorata in maniera imperitura. Inoltre, aggiunge il sindaco, l’amministrazione ha pensato di ricordare ogni anno la tragedia con una giornata del ricordo e della sicurezza.
La prima iniziativa del genere c’è stata due giorni fa e annualmente si svolgerà nella domenica più vicina all’anniversario della strage. La pedalata per la sicurezza vedrà la collaborazione delle associazioni sportive ed in particolare di quella dei ciclisti che, fin dal primo momento, ha offerto la sua disponibilità per rendere omaggio alla memoria degli sfortunati sportivi lametini.
La giornata di commemorazione continua la sera in Cattedrale con la messa officiata dal vescovo Luigi Cantafora. Le navate del Duomo sono piene di gente. Davanti all’altare campeggia il gonfalone della città.
Ci sono le autorità, il sindaco con gli assessori e anche tanti consiglieri comunali; c’è il dirigente del locale commissariato Antonio Borelli con i rappresentanti dell’Arma e della polizia municipale. Confusi tra i fedeli anche il procuratore della Repubblica Salvatore Vitello ed il presidente del Tribunale Pino Spadaro.
La città si ritrova nuovamente unita e muta accanto a delle famiglie che, con il loro comportamento, insegnano tanto agli altri. La Cattedrale è piena di giovani, moltissimi ragazzi che ascoltano con grande attenzione le parole del vescovo ed ai quali i parenti dei ciclisti consegnano un testimone importante, quello dell’alto senso civico, del perdono, del senso di responsabilità nei confronti di una comunità che, ieri come un anno fa, ha mostrato spirito di unità e solidarietà.
GAZZETTADELSUD_Maria Scaramuzzino




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