Nel mirino è finito un operaio di 59 anni, Pasquale Saladino. L’uomo è incensurato. È stato raggiunto da diversi colpi di pistola calibro 9. Una di queste pallottole vaganti ha ferito di striscio un ragazzino all’ingresso di un circolo ricreativo. Teatro della sparatoria è Capizzaglie, considerato dagli investigatori uno dei quartieri a più alto rischio della città. Il killer è entrato in azione nel pomeriggio di ieri. Erano circa le 16.30, Saladino si trovava su un marciapiede, davanti ad un circolo ricreativo sulla trafficatissima Via dei Bizantini. È stato colpito da diversi proiettili che l’hanno raggiunto alle cosce e alle gambe. L’uomo è stato soccorso da un’ambulanza del 118 che l’ha trasportato al vicino pronto soccorso dell’ospedale lametino dove i medici gli hanno prestato le prime cure. Le sue condizioni non dovrebbero destare preoccupazione: l’uomo, da quanto si è appreso, non è stato raggiunto in parti vitali ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Si tratta di un tentato omicidio sul quale stanno indagando i militari del nucleo operativo della locale Compagnia dei carabinieri arrivati per primi sulla a scena del crimine provvedendo a circoscriverla per evitare l’inquinamento dell’area sulla quale si è consumata la sparatoria che avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi. Nell’agguato oltre a Saladino è rimasto coinvolto un quattordicenne sulla cui identità gli investigatori mantengono il massimo riserbo per ovvie ragioni investigative. Il ragazzo è rimasto ferito di striscio a un piede, ma ha rischiato grosso. Sulle modalità dell’agguato al momento gli inquirenti non si esprimono Perché la vittima appartiene ad una famiglia d’onesti operai, e non risulta vicino ad ambienti criminali. Ciò nonostante le caratteristiche non dovrebbero lasciare spazi a dubbi, s’è trattato di un vero è proprio agguato di stampo mafioso anche perché, secondo quanto s’è appreso in alcuni ambienti investigativi, nel mirino del commando l’obiettivo era un altro: un circolo più volte bersagliato da agguati e da intimidazioni. Saladino e il ragazzo sarebbero delle vittime casuali di qualche gruppo criminale che vuole imporre la sua supremazia in un territorio che gli inquirenti considerano ad alta densità mafiosa e controllato dal clan dei Torcasio. Un’ipotesi investigativa su cui si sta concentrando l’attenzione degli investigatori anche perché Saladino è un incensurato, un operaio in cassaintegrazione e che in base ad un accordo sottoscritto con la Regione lavora negli uffici giudiziari del Tribunale di Lamezia come archivista. Due vittime innocenti di una follia criminale in crescita nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine e della magistratura impegnati quotidianamente sul fronte della criminalità che vuole imporre il suo dominio con la forza. L’anno si sta chiudendo con un bilancio di sangue pesante: 5 morti e 3 feriti. Due degli omicidi non hanno a che fare con la criminalità organizzata, come quello di Giovani Caputo, commerciante d’autoricambi di 62 anni ucciso del sera del 9 maggio, e di Adelina Bruno la giovane di 29 anni uccisa nella notte del 30 ottobre dal suo fidanzato. Gli altri omicidi sono invece catalogati nell’ambito della lotta tra clan cittadini. Il primo risale al 7 maggio in un campo di calcetto in periferia. Nel mirino finì Vincenzo Torcasio, 58 anni. Fu freddato con otto colpi di pistola calibro 9, mentre stava assistendo ad una partita in cui era impegnata la squadra allenata da lui. Un mese dopo, esattamente il 7 giugno, fu ucciso sempre in un agguato mafioso il figlio Francesco, 20 anni, in Via Misiani con undici colpi di pistola. Il giovane al momento dell’agguato si trovava nella sua auto. Il 5 giugno fu trovato morto in una stradina interpoderale Giovanni Villella, 31 anni, dichiarato scomparso ventiquuatr’ore prima del ritrovamento. Fu ucciso a colpi di fucile calibro 12. Un omicidio risolto in poche ore con l”arresto dei presunti esecutori materiali. Alla furia della criminalità mafiosa sono invece scampati Egidio Umberto Muraca, 31 anni, e Angelo Paradiso, 25 anni, contro i quali sono stati sparati sette colpi di pistola calibro 9 la sera del 30 marzo. Il tentato omicidio, dal quale i due sono scampati miracolosamente, si consumò nelle vicinanze dell’abitazione di Muraca in Via Aristotele, contrada Lagani. L’altra vittima designata che è riuscita ad evitare la furia omicida della criminalità organizzata è Giuseppe Morello, 39 anni, che il 19 novembre scorso, intorno agli 15 in via degli Itali, nella zona di Capizzaglie, è riuscito a sfuggire ad un commando che gli aveva sparato nove colpi di pistola.
Giuseppe Natrella