Il pentimento di Angelo, uno dei giovani Torcasio, è stato la goccia che ha fatto tracollare lo storico clan della città. Una cosca perdente da ogni punto di vista: l’eliminazione col piombo di tantissimi esponenti, anche di spicco, fino ad arrivare all’esecuzione di padre e figlio nell’estate scorsa. Due omicidi, quelli di Vincenzo Torcasio e del figlio Francesco, firmati dalla stessa pistola fatta trovare sul grembo del ventenne ucciso mentre era seduto nella sua auto parcheggiata. Ad aspettare inconsapevolmente la morte.
La caduta dei Torcasio è cominciata tanti anni fa, ma i colpi peggiori sono arrivati nei primi anni del Duemila, subito dopo la sentenza del processo “Primi passi” nell’aula bunker di Catanzaro.
Adesso secondo gli investigatori il processo è irreversibile. Il quartiere di Capizzaglie, che gli inquirenti considerano il regno dei Torcasio, è senza un vero e proprio padrone che controlla il territorio, i traffici, il racket delle estorsioni e dell’usura, gli affari illeciti. Da qualche mese stanno emergendo nuove piccole gang di giovanissimi dalla pistola facile, che non sparano solo nel buio della notte per intimidire coi soliti sistemi convincenti, ma lo fanno alla luce del giorno, in orari di punta, quando tutti sono in giro per strada. Perchè Capizzaglie non è solo criminalità, ma è un quartiere frequentato e abitato da tanti lametini perbene che ogni mattina si tirano su le maniche e lavorano onestamente.
Ma quando un nome diventa famigerato, come Forcella a Napoli, Ballarò a Palermo, o San Lorenzo a Roma, diventa difficile togliersi di dosso quel marchio ingiusto e scomodo.
Le gang emergenti stanno diventando il chiodo fisso degli inquirenti in questi giorni, dopo due sparatorie feroci in meno di 36 ore. E ieri quei 15 bossoli di grosso calibro esplosi in pochi secondi tra il traffico delle auto che passavano e la gente indaffarata su Via dei Bizantini, sono una chiara indicazione che a Capizzaglie sono in gioco i nuovi equilibri mafiosi.
Perchè su Via dei Bizantini non si spara all’impazzata. C’è sempre un piano strategico ben organizzato, con le vedette che controllano gli accessi, i mandanti che scelgono gli obiettivi sensibili, i killer che portano a termine le loro missioni di sangue. Tutto questo per riempire quel vuoto di governance ‘ndranghetista lasciato dai Torcasio.
Vinicio Leonetti