A pochi giorni dalla giunta arrivano le deleghe. E mentre dalla capogruppo del Pd Rosa Andricciola arrivano i maldipancia del partito che ha ritirato i suoi due assessori dall’esecutivo, il sindaco continua per la sua strada come se nulla fosse. Un modo quasi provocatorio per dire che ha dalla sua una salda riconferma elettorale dei cittadini, senza però fare i conti con i numeri dell’aula sulle forche caudine del bilancio e del Piano strutturale da qui a maggio.
«Finalmente il Comune ha la sua giunta al completo. Non è nelle nostre competenze sindacare sulle scelte effettuate, sarà il tempo a dire se le persone chiamate a svolgere questo importante ruolo saranno all’altezza del compito». A dirlo è Vincenzo Ruberto presidente delle Pro loco provinciali, secondo cui «il primo passo è stato compiuto, avere la Giunta al completo significa poter adottare quei provvedimenti di cui si discute da anni, propedeutici al rilancio della città e al suo sviluppo. E poco importa ai cittadini», aggiunge l’esponente dell’Unpli, «se alcuni partiti della maggioranza o della minoranza non sono soddisfatti della risoluzione della crisi. Riteniamo che le forze politiche, l’impone il momento storico, debbano parlare un linguaggio chiaro e comprensibile sulle loro intenzioni di governo o d’opposizione». Da qui gli auguri di «buon lavoro» di Ruberto.
Il Pd cittadino invece si occupa di sanità. Anche se con Sel i rapporti non sono mai stati teneri, in questo settore lo schieramento è univoco. A volte capita.
Secondo il “forum sanità” del Pd «i rappresentanti istituzionali lametini e il presidente del consiglio regionale hanno il dovere di spiegare quali sono i motivi veri della mancata realizzazione del Trauma center in una situazione in cui la Calabria si trova ad essere l’unica grande regione senza un punto d’intervento per i grandi traumi, mentre la Sicilia ne istituisce 4 e le Regioni Lazio e Campania creano reti di Trauma center. Questa decisione è una scelta politica, ma il presidente Franco Talarico è a favore?».
Ancora sulla sanità: «Dopo la chiusura dell’ospedale di Soveria Mannelli, il ridimensionamento dell’unica clinica privata, l’immotivata riduzione delle risorse per questo territorio che è il 38% dell’intera area provinciale, ora anche lo smantellamento del servizio
trasfusionale. Questo dovrebbe far riflettere il presidente del consiglio regionale che nel recente passato ha vestito i panni dell’agitatore raccogliendo consenso elettorale e che oggi rischia di diventare uno dei maggiori artefici dello smantellamento della sanità lametina».
Secondo Sel «c’è un aspetto d’ingenuità, a volte anche commovente, nella battaglia che il direttore generale e l’Udc di Talarico hanno deciso di condurre per celebrare “le magnifiche sorti” del nostro ospedale e più in generale della sanità lametina. Quella delle (spesso finte) inaugurazioni di reparti è diventata una specie di ossessione quotidiana, che in buona parte dei casi si concretizza in qualche ristrutturazione muraria, in una qualche ricollocazione di spazi, in una ritinteggiatura di pareti e mattoni».
Secondo Sinistra ecologia e libertà «di fronte a tutto questo non vale a compenso la pur utile riallocazione in meglio della rianimazione, di neurogenetica o malattie infettive. Il saldo purtroppo rimane pesantemente negativo, nonostante gli sforzi encomiabili di non pochi medici e infermieri, del loro impegno e della loro professionalità. Ciò che però fa più rumore», continuano il partito di sinistra, «è il silenzio assoluto che è calato sulla questione dei primari: l’ospedale lametino ha perso negli ultimi due anni oltre a molti medici, tanti primari che non son stati rimpiazzati se non con avvicendamenti interni. In tre casi però era stato indetto, dopo le proteste e le pressioni della pubblica opinione, il concorso per il primariato: pronto soccorso, cardiologia e ortopedia. Tre settori cruciali dell’attività di una struttura ospedaliera. È passato un anno da quel dì in cui si sbandierava l’indizione dei concorsi, che pare siano stati fatti (o no?), ma di risultati ancora non si vede nemmeno l’ombra».
Sel chiede: «Cosa succede? Perché tanto ritardo a procedere alla conclusione dell’iter concorsuale con la nomina dei vincitori? Forse sarebbe opportuno che qualcuno desse risposte esaurienti ai cittadini».