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11 aprile 2012
 

Vengano allo scoperto! Non sono uomini d’onore ma vigliacchi!

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Scritto da: Redazione
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«Vengano allo scoperto! Si facciano vedere finalmente perché non è da uomini d’onore agire così, ovvero colpire alle spalle ed infierire sui più deboli». L’invito ad uscire dal buio dell’anonimato, dalla complicità colpevole del silenzio omertoso è rivolto agli autori delle intimidazioni che da mesi hanno preso di mira la comunità “Progetto Sud”. A lanciare l’appello è Maria Teresa Morano, presidente nazionale della Federazione italiana antiracket (Fai) che con questa sua dichiarazione per l’ennesima volta si schiera a fianco di Giacomo Panizza, fondatore della grande rete di associazionismo sociale attiva in città, con una miriade di collaborazioni in Calabria e nel resto d’Italia.
Morano rinnova la solidarietà e la vicinanza della Fai alla coop e a tutte le realtà collegate. Sottolinea: «Don Giacomo e i suoi collaboratori col loro operato dimostrano che solo con i gesti concreti si applicano la legalità e la giustizia. Allora, se questa importante realtà viene colpita», rimarca ancora la presidente antiracket, «vuol dire che disturba, che dà fastidio».
Per Gennaro Di Cello, presidente calabrese dell’Arci, l’ennesimo atto intimidatorio ai danni della comunità gestita dal prete bresciano «è un pugno al cuore del nostro territorio. Visto che le minacce sono continue», ha commentato Di Cello, «è chiaro ed evidente che non siamo davanti alle ragazzate di qualche piccolo delinquente. Dietro tutto ciò c’è una strategia precisa contro le organizzazioni del terzo settore, contro quelle realtà che hanno avviato dei concreti percorsi di legalità».
Il presidente regionale dell’Arci difende l’impegno del mondo dell’associazionismo per affermare nella vita quotidiana di tutti i giorni i diritti fondamentali della convivenza civile come la libertà e la giustizia. «La “Progetto Sud”», incalza l’esponente dell’Arci, «insieme a tante altre realtà associazionistiche porta avanti la legalità quotidiana nelle scuole e in tanti altri ambiti della società civile e, a quanto pare, tutto ciò è scomodo per qualcuno». Di Cello fa notare che «sotto determinati aspetti l’ennesima intimidazione è un fatto preoccupante; per altri versi quest’ultima minaccia fa capire che il cammino intrapreso dalla cooperativa e da un certo mondo dell’associazionismo è l’unica strada percorribile per l’affermazione dei diritti e della democrazia».
A mobilitarsi a difesa della comunità di don Panizza anche il movimento “Agende Rosse Calabria” guidato da Francesca Munno, il comitato “De Grazia” di Gianfranco Posa e il movimento “Donnelibertadistampa Calabria” di cui è responsabile la giornalista Giulia Zanfino. I tre sodalizi chiedono la scorta per don Giacomo Panizza e la videosorveglianza allo stabile requisito al clan Torcasio, attuale sede di “Pensieri e parole” al centro delle minacce di questi mesi. Contro la grande casa a tre piani di Capizzaglie sono stati sparati anche i due colpi di pistola durante lo scorso weekend festivo: dopo la bomba di Natale, quindi, i bossoli di Pasqua, per lasciare ancora una volta degli “auguri” nefasti (la cronaca a pagina 25).
Le associazioni aggiungono: «Invitiamo la commissione parlamentare Antimafia che domani andrà a Monasterace a passare anche da Lamezia Terme, per portare il segno della presenza delle istituzioni in una terra di confine dove la ‘ndrangheta la fa da padrona. La comunità di don Panizza non può essere dimenticata».
Accanto alla “Progetto Sud” anche il coordinamento lametino di “Ammazzateci tutti” che, attraverso il portavoce cittadino Ciccio Blaganò, dichiara: «Manifestiamo tutta la nostra vicinanza a don Giacomo e agli operatori della comunità. Crediamo che sarebbe utile se nelle scuole della città nei prossimi giorni s’aprisse una seria riflessione riguardo a quanto accaduto allo stabile di Capizzaglie». Da ciò l’appello del coordinamento ai dirigenti scolastici e a tutti gli insegnanti degli istituti di ogni ordine e grado del comprensorio. Tutti invitati «a dedicare parte delle loro lezioni ad informare gli alunni di quanto sta avvenendo in città, affinché sempre più ragazzi siano sensibilizzati e consapevoli. Sappiamo bene che non è questo che renderà più al sicuro la comunità “Progetto Sud” dai proiettili della ‘ndrangheta», puntualizza Blaganò, «ma forse costituirebbe il gesto di solidarietà più utile in questo momento».
Maria Scaramuzzino


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