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Lamezia Terme

15 aprile 2012
 

Segnali deboli al Terzo polo

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Scritto da: Redazione
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«Bisogna cercare una nuova fase, un nuovo inizio, un riformismo impegnato sulle forze progressiste e moderate». È il massimo livello a cui si spinge Giovanni Puccio nella sua relazione poco coraggiosa che introduce la conferenza programmatica, la preparazione al congresso cittadino che lo licenzierà per eleggere i nuovi organismi democratici del Pd.
Il commissario parla di «nuovo», di rifare la giunta e il programma, ma non dice con chi. La novità potrebbero essere le forze «moderate», ma quali? Se si escludono i fedelissimi berlusconiani, sempre più pochi, gli unici nuovi interlocutori del governo cittadino di centrosinistra possono essere le forze del Terzo polo: Udc, Fli e Api.
In consiglio non ci sono esponenti del Mpa di Raffaele Lombardo. Nè seguaci di Umberto Bossi. Tantomeno rifondatori dell’invisibile Fausto Bertinotti.
Ma nessuno, nè Puccio nè il sindaco intervenuto subito dopo ieri mattina, pronunciano queste sigle: Udc, Fli e Api. Come se non esistessero. Ma sono rappresentate ampiamente in consiglio. E nella prossima seduta di giovedì siederanno tutti sicuramente nei loro scranni, quando invece non c’è la maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni con ampio margine grazie al premio.
Che fare? Se Puccio non si spinge granchè in avanti proponendo le forze da invitare dentro la maggioranza, non lo fa nemmeno Gianni Speranza. Che appoggia la relazione del commissario del Pd e definisce anche i tempi: dal giorno successivo alla seduta di consiglio alla fine dell’anno. «Tra il 15 e Natale ragioniamo», dice, «facciamo una riunione tra le forze politiche, io ci sarò; l’obiettivo è chiudere subito l’intesa, al più presto. E insieme a questo aprire un confronto su un bilancio molto difficile che si profila per l’anno prossimo, con tagli governativi da 4 milioni e mezzo, cioè il doppio di quelli di quest’anno».
Speranza non sembra terrorizzato dallo sbriciolamento della sua maggioranza a un anno e mezzo dalle elezioni, forse perchè lui senza sostegno in aula è riuscito a sopravvivere per i primi cinque anni. Sa come vanno le cose: con ogni consigliere comunale si può trattare singolarmente. Sa pure che i gruppi consiliari sono tutti, chi più chi meno, disgregati, e che ogni consigliere ha un suo posizionamento personale. Specialmente quando arriva all’orecchio che si sta preparando una nuova giunta.
Il Pd, come Sel, è comunque consapevole che Lamezia ha registrato un dato elettorale in controtendenza non solo in Calabria ma in tutto il paese. Mentre il centrosinistra prendeva botte da orbi dovunque, la città diventava un caposaldo di vendoliani e bersaniani. Lo è ancora, ma in una stagione di cambiamenti epocali, con i professori bocconiani al governo, non si può restare alla finestra a sfregarsi le mani e far finta di nulla. Se cambia il centrodestra si cambia anche dall’altra parte. E augurandosi che non ci siano nuovi Scilipoti all’orizzonti, tutti sperano di farcela e inviano messaggi di… speranza. Ma quella vera.
Puccio però la prende larga, parla di globalizzazione. Ma dello spread a Lamezia interessa poco. Dice: «La coalizione di centrosinistra l’anno scorso era ispirata dalla domanda di sicurezza, legalità, trasparenza. Col Patto per lo sviluppo era stata lanciata una politica di convergenza con enti locali, imprenditori e forze sociali. Ma adesso si rischia il soffocamento» ammette Puccio che commissaria il Pd lametino da un semestre, «ecco perchè ci vuole un confronto a pieno campo, una politica di riforme e di rinnovamento, con obiettivi e strutture di governo». E invoca «una nuova fase politica con tempi certi», senza però indicarli.
Fa un appello a Speranza anche sul metodo per arrivare alla nuova giunta: «Verificare, rimodulare a struttura dell’esecutivo, le funzioni e le deleghe, senza aggiustamenti». Come dire che non basta ritoccare qualche poltrona per continuare a governare.
Altrimenti? Ecco, Puccio non indica nemmeno cosa farà il suo partito se il sindaco farà orecchio da mercante, continuando a governare come fa da sette anni, senza interruzioni. Con alti e bassi, nel bene e nel male. E con un’opposizione spesso accondiscendente, che s’impunta sulle buche nell’asfalto da tappare, e dice sì o s’astiene quando ci sono da votare pratiche molto più pesanti.
Vinicio Leonetti




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